ANTONINO DI MAIO

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Nato nel 1960, figlio di Attilio ed Elisabetta. Antonino ha un solo fratello: Massimo. A metà degli anni '70 incontra Vera, la sua compagna di vita, la quale da alla luce a dicembre del 1997 l'unico loro figlio Mauro. Con l'arrivo di Mauro ha inizio il periodo più bello della sua vita. Mauro è il centro della sua esistenza, il punto focale di tutte le sue attenzioni. Purtroppo però Mauro nel 2004 si ammala di cancro e ne muore nrl 2009. Inizia così un periodo triste
Studi: Dopo il liceo Scientifico si laurea in Ingegneria Meccanica con lode, con una tesi sulla cogenerazione e inizia a lavorare nel settore degli impianti civili, con particolare riguardo al risparmio energetico: un'obiettivo presente lungo tutto il percorso professionale. Dal 1985 il suo studio tecnico vanta numerose realizzazioni prestigiose di impianti particolarmente innovativi e performanti
Sport: Le sue passioni sportive si concentrano dapprima sulla pallavolo, sulla pallanuoto; successivamente arriverà anche la passione per il ciclismo e ancora dopo per il running. Più tardi inizia una forte impegno sportivo nel tennis e infine per il nuoto che pratica attualmente con grande assiduità.
Passioni: Nel 1979 nasce una nuova passione: la fotografia. Ma negli anni '80 un'ulteriore grande passione irrompe nella sua vita: i viaggi. Insieme a Vera inizia così la stagione dei grandi viaggi. Successivamente, negli anni '90 si avvicina allo studio del pianoforte.
Hobbies: Tra i primi hobbies trova posto il modellismo navale. Succesivamente all'alba dell'era dei computer e di internet si appassiona alla programmazione. Infine, dopo la morte di Mauro, inizia a scrivere, soprattutton poesie. In sei anni stampa sei raccolte (“Non so come dirtelo” – 2010, “Il tappeto volante” – 2011, “Dolenti momenti contenti” – 2012, “Follie” – 2013, "I colori delle emozioni" – 2014, "Quella volta che …" - 2015). Nel 2010 ha scritto tre racconti brevi (“Il giorno dopo” – “Zia Annamaria” – altro senza titolo). Nel 2011 ha vinto il primo premio al Concorso Nazionale di poesia “I moti dell’anima” – Positano e negli anni seguenti ottiene molte menzioni speciali in altri concorsi. Nel 2012 ha scritto un romanzo autopubblicato (“Vuoti di memoria”, pag. 350) che ha avuto lusinghiere recensioni, in questo momento all’attenzione di alcune case editrici.

... e poi c'è la cucina! Più che un hobby, più che una passione. È una costante della sua vita. Dall'infanzia in poi, la caparbietà, la passione, la cura e l'amore che profonde nel preparare il cibo per gli altri non hanno fatto che aumentare. Da quando seguiva passo passo i gesti e la tecnica di mamma "Tetta".
Infine c'è la montagna. Non rientra in nessuna categoiria e in tutte allo stesso tempo. Un'amore sopraggiunto per caso nei primi anni '90 e mai sopito, anzi anno dopo anno è diventato sempre più grande e intenso, sempre più forte, più viscerale. Il trekking, le passeggiate, con gli amici (sempre tanti e buoni) ma anche da solo. Le Dolomiti, soprattutto l'alta Valle Pusteria, il Parco Naturale delle Dolomiti di Sesto, Braies, Fanes, le Tre Cime di Lavaredo sono il postop dei sogni, dove Antonino, Vera e Mauro hanno trascorso i momenti più belli.
In fondo è un po’ come entrare in un sogno. Varcare una delle porte delle Dolomiti è come scivolare dolcemente in uno stato che è costantemente in bilico tra sogno e realtà. La realtà appare subito nella sua fisicità. Prima quella dei colori e dei suoni, oppure sarebbe più opportuno dire dei silenzi. Poi, subito dopo, quella dei profumi e infine quella dei sapori. La dimensione onirica appare invece più prepotentemente quando si sta per lasciare questi luoghi incantati. Già dopo pochi chilometri sulla strada del ritorno verso sud si stenta a credere di aver davvero vissuto un’avventura così intensa, così eccitante, così fantastica. Le Dolomiti di cui parlo sono quelle che stanno intorno alla Valle Pusteria, Pustertal come la chiamano loro. Esse comprendono le Dolomiti di Sesto ma anche quelle Ampezzane, le Lienzner Dolomiten (Dolimitidi Lienz), il Parco Naturale di Fanes-Sennes-Braies, il Parco Naturale delle Tre Cime di Lavaredo. Varcare la soglia delle Dolomiti nel verso d’uscita è come risvegliarsi dopo un idilliaco sogno per far ritorno alla vita quotidiana. La differenza è che si porta via con sé qualcosa dal sogno. Immaginate di sognare spiagge caraibiche dalla bianca sabbia corallina e, sempre nel sogno, di aver messo in tasca una manciata di quella sabbia. Quando si viene via dalle Dolomiti e si ritorna nella routine quotidiana, si scopre di avere nel fondo della tasca quella sabbia bianca, e si riprende a sognare. Al lavoro, nei momenti di riposo, o in qualsiasi altro momento della giornata capita di mettere la mano in tasca e di rientrare nel sogno, di riprendere a camminare sui sentieri perfettamente tenuti, di sentire esclusivamente il rumore degli scarponi da montagna che calpestano le pietre delle Dolomiti, di respirare quell’inconfondibile profumo di bosco che deriva da un mix irripetibile di fiori, funghi, alberi, terra e roccia. Ma sarebbe ancor poco se fosse solo questa la caratteristica di questo fazzoletto d’Italia conteso a lungo, e oggi condiviso, con i vicini tirolesi. C’è un valore aggiunto a questa vacanza montana che ne aumenta la godibilità e il piacere: l’esperienza umana. Condividere congli amici i giorni trascorsi sulle Dolomiti esalta in maniera esponenziale il beneficio che se ne trae, rendendo il distacco da questi luoghi, e dagli amici stessi (seppur temporaneo), ancora più difficile. In fondo cos’è la nostra vita se non un’escursione in montagna in compagnia degli amici. Si percorre un pezzo di strada insieme. Si condividono pensieri, emozioni, progetti. Si cerca conforto per le avversità della vita, si trova affetto e comprensione. Si offre compagnia e si viene ripagati con allegria. La montagna è fatta soprattutto di salite e discese. Si fatica a salire. Spesso manca il fiato, i muscoli delle gambe sembrano volersi ribellare e mettersi in sciopero. Ma la compagnia è solidale. L’amico ti si affianca, aspetta che riprendi le forze, ti distrae, ti offre da bere, ti conforta finché non sei pronto a rimetterti in cammino. In fondo, ancora una volta è come la vita che viviamo tutti i giorni, o meglio come vorremmo che fosse, e non sempre lo è. Poi si giunge sopra, in vetta o al rifugio, sulla cengia piuttosto che sulla forcella, e improvvisamente, come per magia, tutta la fatica scompare in pochi attimi. Il compenso per aver superato le difficoltà della salita è immediato: una vista mozzafiato su valli, cime, nevai, laghi, cenge, prati, boschi, torrenti, cielo azzurro e nuvole bianche dai colori talmente belli e forti che sembrano inverosimili. Ma forse, anzi certamente, il compenso più prezioso proviene dalla crescita umana che ogni componente della comitiva trae dalla condivisione delle fatiche con gli amici. Non c’è nulla al mondo che lega le persone, e lo so per esperienza diretta, che affrontare insieme le fatiche. E non c’è nulla di più esaltante di farlo in questi luoghi incantati. Partenza per la prima escursione ore nove, che poi non si riesce mai a essere puntuali …